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di Beatrice Silenzi

“…che a stare ferma a me mi viene, a me mi viene… la noia” cantava all’ultimo Festival, Angelina Mango, vincitrice dell’edizione. 

Ed è proprio la canzone della Mango che ha riabilitato la noia, riportandola al centro dell’attenzione popolare. Da sentimento spesso sottovalutato, considerato fastidioso, ad un qualcosa che ha un ruolo fondamentale nei processi creativi della psiche e nella ricerca di nuove soluzioni.

La noia è un senso di disagio interiore legato a una condizione di vuoto o di monotonia che ha una lunga storia.
Nel mondo latino i termini otium e negotium avevano, infatti, un significato sostanzialmente differente da quello odierno.

L’otium era il tempo libero, non occupato dalle attività pubbliche, o politiche, definite complessivamente con il termine negotium (da nec – otium, ovvero, occupazione).

Col passare dei secoli la noia, invece, è stata associata all’accidia, come peccato. Oggi, infine, la psicologia la sta di nuovo rivalutando, attribuendole significati completamente diversi.

La noia può manifestarsi in due modi.
Attraverso una sensazione di immobilità, quando non si riesce a trovare nulla che ci soddisfi.
Attraverso la monotonia, quando il tempo sembra non passare mai, specie facendo un’attività ripetitiva.

Invece, stimolando la mente a cercare nuove soluzioni, la noia rappresenta esattamente l’opposto.
Recenti ricerche hanno dimostrato che, durante questo stato, il cervello è più propenso a divagare e a sognare ad occhi aperti, attività fondamentali per i processi cognitivi.

Per i bambini, annoiarsi è fondamentale, importantissimo per scoprire cose che davvero li appassionano, lasciando da parte smartphone e tecnologia digitale.
È basilare per la loro crescita lasciare spazio all’inventiva, senza riempire ogni momento del loro tempo libero, fuori dalla scuola, con attività pianificate.

Se, invece, da adulti, ci troviamo in un perodo in cui la noia ci assale, semplicemente dobbiamo accettarla e concedere al cervello il tempo di trovare qualcosa che ci piaccia fare.
In quei momenti in cui non facciamo nulla di pratico, in realtà, stiamo permettendo alla nostra mente di vagare liberamente tra i pensieri. 

Spesso la gente odia annoiarsi perché è quello il momento in cui si viene assaliti da preoccupazioni, pensieri negativi, voci interiori invalidanti.
Ebbene, concentrarsi per trasformare il compito in una meditazione, ci permette di lasciar fluire anche le emozioni negative, senza trattenerle e senza indugiare su di esse, divagando in sogni ad occhi aperti.