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di Beatrice Silenzi

Molto prima della tradizione cattolico-cristiana e ben prima della cultura mordi e fuggi made in USA, la notte del 31 ottobre aveva già un profondo significato.

Alcuni ricercatori e studiosi hanno infatti  individuato le origini della festa in quella celtica di Semhain.
I Celti, come altri popoli antichi, misuravano il tempo in modo ciclico, in base alle stagioni, ai cicli del raccolto e Semhain era la festa che segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno e allo stesso tempo l’ultimo raccolto prima dell’inizio della stagione fredda.

Era l’occasione in cui si mettevano da parte le provviste per superare il freddo inverno e per questo motivo era la festa più importante per i celti: rappresentava un momento di passaggio, un momento di mezzo in cui i Celti credevano che il confine che divide il regno dei morti da quello dei vivi si assottigliasse, consentendo ai due mondi di entrare in comunicazione.

I morti potevano tornare nel mondo dei vivi, entrare in contatto con essi. 
Da questo deriva il carattere legato alla morte ed al suo significato nell’ambito della festa di Semhain, cosa che si ritroverà molti secoli dopo, nel moderno Halloween. 

I Romani successivamente fecero coincidere la festa di Semhain con la loro festa dei morti e più avanti i cristiani istituiranno la festa dei morti il 2 novembre, il giorno dopo di Ognissanti.
Anche il nome moderno di Halloween è legato alla festa di Ognissanti, poiché deriva da “All Hallow’s Eve”, che in inglese antico significa la vigilia di Ognissanti.

Grazie agli irlandesi trapiantati poi negli Stati Uniti grazie alle migrazioni, nel corso dell’800, la festa ha avuto un nuovo impulso, dando una spinta consumistica ad Halloween.