Nell’era dei social e della società dell’immagine, della ricerca ossessiva di una presunta bellezza digitale e selfie-mania, sempre più persone vivono con ansia il proprio aspetto fisico.
È una percezione di sé che rasenta la patologia e viene identificata come “dismorfia digitale”.
Oggi emerge prepotentemente come un disturbo legato alla costante modalità individuale di ritoccare e filtrare la propria immagine, al fine di arrivare ad uno standard di bellezza altrimenti irraggiungibile.
Questa ossessione per l’immagine perfetta può sfociare dunque in disturbi del comportamento, finanche alla richiesta di interventi di medicina estetica.
In particolare coloro che appartengono alla generazione dei Millennial si vedono “costretti” a ricorrere a piccoli interventi, tanto è gravosa la “pressione” dei social media!
L’idea di apparire perfetti in ogni istante, spinge molti ragazzi ad utilizzare filtri e app per correggere imperfezioni reali o percepite, con il rischio di correggere non difetti, ma caratteristiche uniche, che distinguono ogni individuo.
Questo disturbo – come detto – colpisce particolarmente gli adolescenti, alimentando il loro disagio e quella preoccupazione eccessiva per difetti spesso inesistenti.
Gli Interventi più richiesti sono: levigare la pelle, alzare gli zigomi, ingrandire le labbra, ma anche trattamenti mini invasivi o non invasivi, come l’uso di filler, che offrono risultati visibili senza ricorrere a interventi drastici.
Il ruolo del medico estetico è determinante nel rifiutare procedure esagerate e promuovere correzioni naturali, migliorando l’aspetto della persona senza stravolgere le sue peculiarità.