Bitcoin ed Oro sono da sempre considerati asset “store of value”, in grado di fungere da beni rifugio nei momenti di incertezza dei mercati o in situazioni macroeconomiche difficoltose.
Spesso Bitcoin viene chiamato con l’appellativo di “oro digitale”, proprio perché considerato la versione virtuale del classico lingotto d’oro.
Cerchiamo di analizzare al meglio che tipo di rapporto c’è fra questi due asset e se sono realmente correlati fra di loro.
Bitcoin ed il rapporto di correlazione con l’Oro
Negli ultimi mesi Bitcoin ed oro sembrano muoversi di pari passo mentre le paure per una recessione degli Stati Uniti sono aumentate quando la Silicon Valley Bank è fallita portando incertezza e paura sui mercati.
Il crollo della banca americana ha riportato in auge il ricordo del crack della Lehman Brothers il 15 settembre 2008 e della conseguente crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti, che ha causato danni disastrosi all’economia mondiale.
A rimetterci in quel contesto sono stati prima di tutto gli investitori ei risparmiatori, che hanno visto sparire i sacrifici di una vita per colpa della manipolazione di un sistema finanziario corrotto.
In quel periodo storico, l’oro registrava uno dei suoi maggiori rally di prezzo e parallelamente Bitcoin stava per essere diffuso in tutto il mondo, proponendosi come moneta di scambio decentralizzata in grado di restare fuori dal meccanismo perverso della finanza tradizionale.
Tuttavia, negli anni Bitcoin si è sempre meno affermato come moneta, vista la difficoltà nell’utilizzo e gli alti costi di transazione, mentre si è sempre più rafforzato come asset riserva di valore.
Forse con l’espansione del Lightining Network, Bitcoin potrà far valere la propria forza come moneta di scambio ma questa è tutt’altra storia.
Bitcoin di fatto al momento viene visto come “oro digitale”, che svolge le stesse funzioni dell’oro, ma in versione virtuale e decentralizzata.
Il primo trimestre 2023 è stato ampiamente positivo per BTC così come lo è stato anche per l’asset commodity più famoso al mondo, mentre il settore delle stock non è riuscito a tenere il passo.
In particolare, Bitcoin è passato da 16.500 dollari agli attuali 30.000 dollari registrando un incremento di circa l’82%. L’oro ha iniziato l’anno con un prezzo di 1823 dollari ad oncia ed ora si trova vicinissimo ai massimi storici a 1993 dollari segnando un rialzo 9,3%.
Secondo i dati on-chain di Glassnode, negli ultimi 12 mesi c’è stata una forte correlazione tra il prezzo dei due asset.
Il termine “Buy Bitcoin” è più cercato su google rispetto a “Buy Gold” in Nigeria
Bitcoin sembra essere più apprezzato in quei Paesi del mondo dove c’è più povertà e dove vi è l’assenza di una moneta centrale forte capace di far fronte alle esigenze economiche dei cittadini.
Paesi in via di sviluppo come El Salvador hanno abbracciato la filosofia della decentralizzazione intrinseca a Bitcoin eleggendo la moneta crittografica a valuta di stato.
A tal proposito, recentemente è stato approvato un piano in El Salvador per rimuovere la tassazione inerente a tutte le innovazioni tecnologiche, Bitcoin compreso.
Un’altro Paese in cui la moneta centrale fa difficoltà a reggere il peso dell’inflazione è la Nigeria.
La Naira Nigeriana a partire da Giugno 2016 ha perso più della metà del suo controvalore nei confronti dell’Euro.
I risparmiatori nigeriani negli anni sono stati penalizzati dalla debolezza della loro moneta, che vale sempre di meno all’estero e dunque si sono sempre di più interessati a asset che fungono da beni di rifugio come Oro e Bitcoin.
A dir la verità, Bitcoin sembra essere più apprezzato rispetto all’oro dalla popolazione centrafricana: analizzando i dati di Google Trends è possibile osservare che, a partire dal 2016 il termine “Buy Bitcoin” è stato molto più cercato sul motore di ricerca rispetto a “Buy Gold”
Bitcoin: il bear market è finito?
Mentre l’oro sembra approcciarsi ad affrontare nuovi massimi di prezzo, Bitcoin rimane a metà strada fra il suo bottom dell’ultimo ciclo bear a 15.500 dollari circa e il suo massimo toccato nell’ultimo ciclo bull a 69.000 dollari.
In molti si chiedono se il bear market è alle spalle o se future correzioni di prezzo porteranno la principale criptovaluta del settore a dover rivedere i suoi minimi locali.
La risposta non è affatto scontata e potrebbe dipendere anche dallo stato dell’economia americana che sembra nell’oblio tra rischio recessione e ripresa dei mercati.
Nel frattempo l’inflazione sembra essersi stabilizzata in US ed i dati di Marzo del CPI (consumer price index) ci mostrano che i prezzi dei beni in America sono aumentati meno del previsto (+0,1% contro le attese di un +0,2%).
Ciò significa che forse l’inflazione potrebbe aver raggiunto un livello facilmente controllabile dalla Fed e che i mercati potrebbero riprendere la propria corsa al rialzo nel 2024 quando la banca centrale Americana interromperà le politiche di rallentamento economico.
Nel frattempo, tornando a Bitcoin, è interessante notare che le riserve in stablecoin sugli exchange di criptovalute stanno diminuendo drasticamente, dando un segnale positivo per l’immediato futuro.
Il precedente mercato toro è iniziato proprio quando le riserve di stable sugli exchange avevano raggiunto un livello molto basso, intorno ai 2 miliardi di dollari di controvalore.
Un’altro dato on-chain molto interessante da analizzare riguarda la percentuale di BTC detenuti in profitto rispetto a quelli detenuti in perdita.
Nel 2023 un totale di 6,2 milioni di BTC sono tornati ad essere in profitto, segnale altamente incoraggiante per una continuazione bull.
Semplificando, questo dato ci dice che al di sotto dei 30.000 dollari ci sono moltissime coins che fanno da supporto, rendendo più difficile una rottura di tale livello e di conseguenza un ritorno al bear market
ALESSANDRO ADAMI.